MOBILITA

Daimler ha perso la scommessa Croove ma raddoppia con Turo

Il gruppo tedesco continuerà a puntare sul servizio che permette ai privati di noleggiare le proprie auto, anche quelle di lusso

Oggi il gruppo Daimler ha fatto un altro passo avanti nella propria strategia per la mobilità del futuro annunciando di aver investito nella startup americana Turo, il leader nel settore del car sharing peer-to-peer. A questo round di finanziamento hanno partecipato anche la compagnia assicurativa Liberty Mutual (già partner della startup) e la società coreana SK Holding, che fa capo allo stesso gruppo che sviluppa le batterie per auto di SK Innovation.

Al contrario della formula comune anche da noi tramite Enjoy e la Car2Go che è controllata proprio da Daimler, quella di Turo si basa su una sorta di mercato permanente in cui proprietari di auto intenzionati a condividere la propria vettura possono entrare in contatto sul loro smartphone con perfetti sconosciuti per realizzare noleggi più o meno brevi. Il tutto via app.

Se volete, potete chiamarlo l’AirBnb del noleggio auto tra privati. Dall’anno scorso anche Daimler ci si era provata, in Germania, con la app battezzata Croove. Questa startup con sede a Monaco di Baviera aveva tentato di realizzare progetti paralleli a quelli che hanno in serbo anche i rivali Toyota, Tesla oppure la nuova marca cinese Lynk&Co.: tutte intenzionate a battere lo stesso terreno di caccia.

Ma in Germania Croove ha avuto ben pochi riscontri. Se nella Vecchia Europa pensare di vedere una folla di orgogliosi proprietari di modelli anche prestigiosi, inclusi magari quelli delle Mercedes-Benz Classe S, sgomitare per affittare le proprie automobili era pura fantasia, occorre subito precisare che a Turo le cose non sono andate male come a Croove.

Per Turo trovare fondi per $92 milioni non è stato impossibile perché in America, come riferisce Olivia Zaleski dell’agenzia Bloomberg, quattro milioni di persone usano l’app della società con sede a San Francisco, che incamera il 25% su ogni transazione tra noleggiatore e proprietario della vettura.

Non tutto è tranquillo per l’immediato futuro di Turo e dei rivali nell’area Drivy e Getaround: le società di noleggio come Hertz & C. sono all’attacco perché quell’accordo fra privati evaderebbe le tasse locali che quasi in ogni stato americano gravano sui turisti quando invece noleggiano con i tradizionali colossi del noleggio.

Intanto però non manca chi ogni giorno aderisce alla app, in molti casi per riuscire magari a comprare un’auto più grande o più bella di quella che il normale reddito consentirebbe senza ricorrere alle entrate supplementari del noleggio fra privati tramite Turo o simili.

In Europa Turo assorbirà le attività di Croove per cercare di ripartire da zero e ricominciare a creare un pubblico per la sua attività. Ma il successo di una attività come il noleggio peer-to-peer sembra anche un segnale che il reddito in qualche misura è stagnante e mancano i soldi per arrivare là dove si vorrebbe, salvo ricorrere a misure che una volta erano il credito facile, ed ora invece assumono l’aspetto di redditi temporanei necessari a compensare quegli stipendi e redditi che oltre una certa soglia proprio non riescono ad andare.


Credito foto di apertura: ufficio stampa internazionale Daimler