Il Fraunhofer Institute studia la batteria da 1.000 chilometri
Col progetto Embatt si punta ad una autonomia record grazie alla struttura integrata di una batteria ad alta densità di energia
Embatt è il nome del “cavallo” su cui si punta in Germania nella corsa a realizzare batterie sempre più efficienti. Il reparto sistemi e tecnologie della ceramica che fa capo al celebre Fraunhofer Institute ha diffuso da poco una nota in cui annuncia gli ultimi sviluppi. Mentre l’istituto sviluppa materiali ed elettrodi, ThyssenKrupp System Engineering si occupa della produzione e la IAV Automotive Engineering di integrarli in veicoli elettrici.
Cos’è Embatt? Si tratta di una batteria progettata e realizzata per essere strutturalmente integrata. Oggi solo l’involucro dei pacchi batterie contribuisce alla rigidità strutturale del telaio in cui è inserito. Invece in questo concetto di batteria al litio anche catodo, anodo ed elettroliti contribuiscano alla rigidità della struttura.
Un’impostazione che permette di immagazzinare energia riducendo in modo considerevole gli ingombri del pacco batterie. Secondo Karsten Müller, della società di consulenza specializzata IAV che partecipa al progetto, in un tipico pacco batterie oggi solo il 35% è materiale che partecipa attivamente al lavoro di carica e stoccaggio di energia, una percentuale che punta a raggiungere l’80% con Embatt.
Ispirandosi allo schema progettuale tipico delle pile a combustibile (che permette di impilare le celle della batteria una sull’altra) Embatt sostituisce la complessità delle attuali batterie con degli elettrodi bipolari rivestiti di ceramica che prendono il posto di catodo ed anodo. Questa batteria al litio avrà quindi una maggiore densità di energia, più potenza, più autonomia: a medio termine fino a 1.000 chilometri.
Dalla prima apparizione pubblica ai Battery Days di Dresda nel 2015, il progetto procede rapidamente. I test di laboratorio sono stati fin qui positivi, e per il 2020 è previsto che si possa passare al collaudo su veicoli in condizioni reali. Uno dei passi di sviluppo successivi tra qui e allora dovrebbe essere il passaggio da elettroliti liquidi come quelli attualmente impiegati a quelli solidi.