L’autonomia è un grande traguardo: a quattro ruote o su due gambe
Il robot Welwalk WW-1000 realizzato da Toyota assiste nella riabilitazione chi ha subito un ictus: ed è il primo di una gamma
I robot. Quegli apparecchi inquietanti che dovrebbero riempire le nostre fabbriche ed i nostri uffici portandoci via il lavoro. Possono apparire molto più rassicuranti, quei robot, se invece di figurarceli in stabilimenti ormai deserti li immaginiamo diversamente. Ad esempio, all’opera con persone deboli e fragili: anziani, malati.
Toyota li studia pensando che un giorno possano servire in molti compiti. Come mettere a letto una persona molto in là con gli anni. O, nel caso del robot Welwalk WW-1000, servire alla riabilitazione di chi ha sofferto un ictus. Altri dispositivi allo studio, come lo Human Support Robot, possono raccogliere oggetti, tirare le tende o fare altre cosette che chi è costretto a letto non è in grado di fare. A meno di richiedere l’intervento di un infermiere, un parente, una badante.
Più la popolazione invecchia, come certamente in Giappone ma altrettanto sicuramente in Italia, e più crescono le opportunità di applicazione di questi dispositivi. Toyota affitta il Welwalk WW-1000 agli ospedali all’equivalente di circa €3.000 al mese. I prezzi ovviamente sono destinati a scendere man mano questi sistemi diventeranno più comuni, forse ubiqui.
Toyota, come l’altra casa giapponese Honda che nel 2015 ha lanciato le “gambe robotiche” nate dal progetto del simpatico ASIMO, ha delle carte da giocare in un settore tecnologicamente all’avanguardia ma certo molto lontano dall’auto. Ma chi sviluppa sistemi per la guida autonoma, chi lavora sull’intelligenza artificiale, sembra avere un margine sulla concorrenza.
Molti problemi di mobilità (con le ruote o meno è secondario) comportano travaso di esperienze e soluzioni. Toshiyuki Isobe, che dirige il Frontier Research Center Toyota, ha detto all’agenzia Reuters: “Se c’è un modo per poter far mantenere la mobilità a più persone anziane quando non potranno più guidare, dovremmo guardare oltre l’auto ed evolverci anche in costruttori di robot“.
In effetti in una società con capelli sempre più bianchi i due aspetti paiono più complementari che alternativi. I supporti alla mobilità individuale di chi oggi magari può muoversi solo su una sedia a rotelle o con un deambulatore (e comunque non in autonomia) potranno rendere meno complesse attività apparentemente semplici come andare ad una visita medica.