OPINIONI

I nemici di Tesla: insetti e schadenfreude

 

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Tesla offre dallo scorso autunno un aggiornamento del software delle sue Model S e Model X che ha implementato la funzione autopilota, al costo di circa 2.200 euro. Con questo upgrade, Model S e X hanno fatto un primo passo verso una versione di veicolo semi-autonomo: non completamente autonomo perché, come sottolinea a profusione l’azienda americana, la responsabilità di vigilare sulla sicurezza di guida resta sulle spalle del guidatore.

Questo aggiornamento ha complessivamente ricevuto una accoglienza favorevole. Nel suo primo test anche la solitamente severa rivista tedesca Auto Motor und Sport ha valutato l’autopilota Tesla come funzionare particolarmente bene e in modo espressamente convincente su strade extra-urbane ed autostrade. Il punto debole per ora è il traffico cittadino, secondo la stessa Tesla dichiaratamente non il suo terreno d’elezione. Qui frequentemente viene chiesto all’automobilista di riprendere il controllo.

La costante attenzione del guidatore in un certo senso fa da garanzia alle funzionalità dell’autopilota nella fase di costante apprendimento, che viene continuamente potenziata e migliorata grazie agli upgrade che viaggiano in rete. A fermare la crescita delle funzionalità verso la piena autonomia dal guidatore possono però intervenire imprevisti. E il redattore di Auto Moto un Sport Uli Baumann, prima di lodare il fluido funzionamento dell’autopilota, nel suo articolo non ha mancato di sottolineare il più curioso, quello scatenato da una… falena.

Con asciutto senso dell’umorismo Baumann sottotitolava il pezzo: “Insekt verhindert autonomes Fahren”, ovvero “insetto ostacola la guida autonoma”, riferendosi a quello che aveva qui postato un proprietario di Tesla su Reddit: ovvero come viaggiando con l’autopilota inserito a 85 miglia all’ora sulla tratta semidesertica tra Kingman e Las Vegas improvvisamente sia stato chiamato a riprendere il controllo perchè la visuale del radar era stata pregiudicata. La colpa, si è reso conto l’automobilista appena fermato in una stazione di servizio, era la falena gigante che vedete nella foto sotto.

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Dopo una rapida pulizia l’autopilota della Tesla ha ripreso a funzionare, mentre i commenti ironici sul forum si sono scatenati, ipotizzando anche scherzosamente che un complotto delle corporation dei combustibili fossili stia studiando attacchi ai veicoli elettrici, autonomi e semi-autonomi che prevederanno un esercito di miliardi di insetti. Un’ironia tutto sommato benigna, che fa il paio con il sarcasmo del sito automobilistico tedesco. Se il redattore, per formazione mentale non ha potuto fare a meno di inchinarsi alla performance tecnologica, per senso nazionalistico nemmeno ha potuto trattenersi dal manifestare un po’ di quella che con parola d’oltre Brennero si chiama schadenfreude, gioia per le disavventure altrui.

Per capire perché basta leggere questo recente post di David Welch ed Elisabeth Behrmann, che trovate qui. Il fatto è che, da quando ha lanciato il progetto della Model 3 elettrica da $35.000 che ha già ricevuto 325.000 ordini, Tesla minaccia i brand premium tedeschi (Audi, BMW, Mercedes-Benz e Porsche) in una maniera che la giapponese Lexus mai si è sognata, come il CEO della società Elon Mask si premura volentieri di sottolineare. Come reazione, tutti e quattro i marchi premium tedeschi stanno infatti accelerando sul fattore innovazione con modelli elettrici, ibridi o alternativi.

Il fatto però, è che come sottolineano i due giornalisti di Bloomberg, “Tesla non ha bisogno di vendere in numeri enormi il suo Model 3 per iniziare a fare dei danni alla domanda (e alla redditività) dei marchi di lusso tradizionali. E questo perché fino quando i marchi tedeschi lanciano i loro EV concorrenti, potrebbero avere da rivedere i loro prezzi per evitare di perdere quote di mercato rispetto a Tesla o limare la loro produzione per portarla in linea con una domanda più bassa”. I prezzi (es i profitti specie nei segmenti medi) potrebbero quindi calare. Bene per gli automobilisti ma non una bella notizia per le galline dalle uova d’ora dell’economia tedesca; e questo spiega la schadenfreude