OPINIONI

L’antipasto della Formula E ad Hong Kong si rivela indigesto per molti

Pasticciano i piloti, pasticciano i team e anche i commissari della FIA hanno dato il loro contributo ad un avvio della Formula E tutt’altro che elettrizzante

Che brutto inizio. Chi ha deciso di svegliarsi presto questo fine settimana per seguire il debutto della Formula E, ha visto succedere tante cose ad Hong Kong. Alcune non le ha viste ma le ha sapute dopo, ed altre ancora le saprà fra qualche tempo: la squalifica dell’Audi vincitrice domenica con Daniel Abt è stata appellata dal team tedesco. Quindi per qualche settimana non sapremo come è andata a finire davvero e se la Mahindra di Felix Rosenqvist abbia vinto o meno1.

Nel mondo delle corse che succedano molte cose non vuol dire necessariamente che le gare siano state appassionanti, per quanto alcuni fan dell’ultim’ora paiano pensarla proprio così. Un taccuino pieno di episodi di cronaca può voler dire che dietro ci siano invece errori, impreparazione, inadeguatezza.

A Hong Kong questo fine settimana ad essere inadeguate non sono state le monoposto elettriche, ormai collaudate, ma i loro piloti ed in seconda battuta team e la direzione gara. Sabato ha vinto Sam Bird con la vettura del team DS Virgin Racing. Un vincitore che ha mostrato un passo-gara degno di chi conclude primo, ma anche un vincitore che per due volte è stato graziato.

Graziato anzitutto dal regolamento della Formula E che prevede il cambio auto a metà gara. A bordo dell’auto usata nella prima parte di gara ha compiuto un errore pacchiano al pit-stop arrivando lungo e finendo in modo imbarazzante contro la tenda invece di fermarsi al posto previsto per il cambio vettura.

Quando (finalmente) anche nella serie elettrica ogni corsa si svolgerà con una sola monoposto questo gli sarebbe costato la gara, sabato no. L’errore da matita blu di Bird non conferma certo i lisergici argomenti di chi sostiene che la Formula E sia già una minaccia per la popolarità della Formula 1.

Calma: se sabato Antonio Giovinazzi nella sua esibizione con la Ferrari F.1 2009 al Motor Show di Bologna avesse fatto uno sbaglio come quello di Bird sarebbe stato sepolto da un diluvio di fischi ed avrebbe dovuto cambiare mestiere in fretta e furia.

Bird non l’ha solo fatta franca ma ha addirittura vinto: e qui ad aiutarlo è stata anche l’inadeguatezza della direzione-gara che porta la divisa FIA. Perché il collegio dei commissari sportivi ha sì comminato un drive-through al pilota della DS Virgin Racing per il suo pit-stop maldestro.

Ma, come noto, tutte le piste di Formula E sono tracciati cittadini. E contro ogni logica nella zona del terminal dei traghetti di Hong Kong il tratto che passa in pit lane è più breve della distanza da percorrere in pista.

Così Bird che era già davanti con ampio margine ha avuto la possibilità di percorrerla in poco più di 12″ mentre il suo diretto inseguitore Jean-Eric Vergne ne ha spesi 7″ sul tracciato principale.

Il pilota della miglioratissima DS Virgin Racing è rimasto quindi al comando e la penalità è diventata una farsa. Che la punizione non fosse stata tale se ne sono resi conto bene anche gli uomini FIA, visto che poi hanno cercato di fare ammenda infliggendo a Bird un ulteriore arretramento di dieci posizioni in griglia per la seconda gara.

Ma nel frattempo altri piloti, Maro Engel e Andre Lotterer, che a loro volta avevano ricevuto penalità nella parte conclusiva della prima gara non hanno scontato un drive-through benevolo come Bird, ma hanno visto attribuire alle loro classifiche secondi di penalità a gara finita, perdendo quindi posizioni.

Due pesi e due misure. E una direzione gara che malgrado si presume conosca il tracciato (omologato dalla federazione stessa) come le sue tasche non ha saputo tenerne conto. Il circuito di Hong Kong l’anno scorso si era segnalato per tanti incidenti: quest’anno per capitomboli, più che per veri incidenti.

Il primo è stato sabato con la bandiera rossa, la prima della storia della Formula E. Finora le basse velocità medie delle monoposto elettriche, che hanno un passo analogo a quello di piccole Formula 4 addestrative, non avevano creato particolari problemi alla categoria creata da Alejandro Agag con le interruzioni di gara.

Ma più crescerà nel tempo la competitività delle monoposto e la loro velocità e più ci sarà da attendersi interruzioni. Nei campionati dove molte piste cittadine sono state messe in calendario, ad esempio quelle turismo o la Formula 3, negli anni passati, le bandiere rosse ed i ritardi sono stati la normalità: a Porto come a Macao, a Marrakech come a Vila Real.

Nelle piste della Formula E l’eventualità che quello che è successo il sabato si possa ripetere è concreto e contiene un rischio di disaffezione, specie per i molti spettatori che si sono avvicinati alla serie elettrica per ragioni di simpatia verso l’innovazione più che per passione per le corse automobilistiche in senso lato. A loro suggeriamo di armarsi di pazienza: ne avranno bisogno.

Anche se si spera che la partenza dietro alla safety car della seconda gara, causata da un banale guasto al semaforo di partenza sia una eccezione piuttosto che la regola. In ogni caso non è bastato partire dietro safety car per impedire all’autore della pole position Rosenqvist di mandare la sua Mahindra in testacoda alla prima staccata della corsa di oggi.

Un altro esempio di un grossolano errore di pilotaggio, oltre tutto da parte di uno dei giovani di maggior talento, non solo nella attuale Formula E ma nel motorsport considerato a 360° e che la bella rimonta dello svedese non basta a far dimenticare.

Purtroppo il fine settimana di Hong Kong è parso tirare fuori i punti deboli di piloti al di sopra di ogni sospetto. E non parliamo degli abituali protagonisti della Formula E Lucas Di Grassi e Sebastien Buemi, che hanno mandato dei loro cloni a rappresentarli in Cina.

Parliamo del ginevrino Edoardo Mortara, un vero dominatore dei tracciati cittadini in ogni categoria in cui ha militato, che a Hong Kong ha dato lezione di guida tra i muretti fino al momento di un errore inspiegabile che ha così regalato la vittoria in pista all’Audi di Daniel Abt.

Un successo che sembrava ricompensare Abt del fatto di non aver potuto approfittare sabato della potenza supplementare nota come Fan Boost ed assegnata via web dai tifosi. Perché Abt e molti altri piloti come Nelson Piquet Jr. e Vergne erano privi di comunicazioni radio col box, necessarie per le strategie.

Sorprendente che una cosa del genere si sia verificata in massa a team che si suppone altamente professionali e che in molti casi sono appoggiati da grandi marchi auto. Oltre tutto la Formula E è alla seconda trasferta in questa pista; e parliamo di una metropoli come Hong Kong, non certo dei deserti della Dakar o di piste di 13 chilometri come Le Mans. Qualcuno ha attribuito la colpa ai molti grattacieli che circondano l’area del circuito. L’anno scorso non c’erano?

Ma che molti team avessero bisogno di oliare i meccanismi sembra anche confermarlo l’errore avvenuto nel team Abt che ha fatto per il momento togliere la vittoria al pilota che più di ogni altro nel weekend aveva guidato per non sbagliare: proprio Daniel Abt.

Qualcuno però nel team di famiglia sembra aver commesso un errore amministrativo perché l’auto del tedesco aveva inverter e motore che recavano i codice a barre della punzonatura FIA diversi rispetto a quelli trascritti sul passaporto tecnico della monoposto.

Così, in attesa del verdetto del Tribunale Internazionale d’Appello FIA, oggi al comando della classifica ci sono Bird e alle sue spalle il miglior pilota di una monoposto Renault ZE 17: quel Vergne che è arrivato quinto oggi e secondo ieri dopo essere partito in pole.

Sì, una pole ottenuta sabato, per restare nel tema di quei pasticci dei piloti che ad Hong Kong sono diventati un festival, malgrado fosse terminato in testa-coda all’ultima curva…

In un weekend in cui sono stati così tanti i momenti di imbarazzo per la Formula E ad Hong Kong, c’è allora da sorprendersi se nell’ex-colonia britannica un teenager locale è riuscito a mettersi dietro al simulatore tutti i piloti presenti (inclusi quelli che hanno disputato Gran Premi di F.1)?

= AGGIORNAMENTO DEL 4 DICEMBRE: Audi ha deciso di non presentare appello alla penalità ricevuta ad Hong Kong. Il che significa che la Mahindra di Rosenqvist è definitivamente vincitrice e, per fortuna, che non ci saranno questioni in sospeso quando il campionato riprenderà a gennaio.


Credito foto di apertura: ufficio stampa internazionale DS Automobiles