TRASPORTI

Al via i test di “platooning” in America sui camion del gruppo Daimler

Mentre Washington appare titubante sull’automazione nel settore della logistica, in Oregon due Freightliner fanno le prime miglia su strade pubbliche

C’è quasi altrettanta politica quanta tecnologia nell’annuncio di ieri del gruppo Daimler, arrivato via nota stampa. La sua divisione che costruisce i camion Freightliner, dalla sede in Oregon presto inizierà a mettere alla prova il concetto di platooning (alla lettera “formare un plotone”) su strade ed autostrade del Nordovest americano.

Con questa soluzione, già sviluppata e provata in Europa anche dalle rivali Daf, Scania e Man, camion controllati da software e sensori guidano in fila indiana ravvicinata, un concetto che dovrebbe sfociare un giorno (norme permettendo) in convogli con un solo autista: sul camion che tira la fila.

La connettività ed i sistemi di assistenza alla guida, molti dei quali già noti quali cruise control adattivo, sistema di frenata d’emergenza e lane-keep assist, in questo modo dovrebbero ottenere il duplice risultato di aumentare la sicurezza (i sensori non avvertono stanchezza), migliorare l’efficienza della logistica ed anche ridurre i consumi: fino a $8.000 l’anno per camion.

La comunicazione tra i camion e camion avrà caratteristiche V2V (vehicle-to-vehicle), appoggiandosi a una rete wireless. Comunicazioni analoghe sono già possibili anche tra auto: le nuove Cadillac CT6 già ora si sentono a vicenda nelle vicinanze, perfino quando sono fuori dal campo visivo dei guidatori.

Sui camion in colonna, che saranno a distanze molto brevi, il V2V trasmette a cascata informazioni su eventi potenzialmente pericolosi e tutta la fila può adeguare velocità, frenata, sterzata di conseguenza.

Secondo Daimler in questo modo grazie a sensori e a connettività i tempi di reazione caleranno ancora, malgrado quelli dei sensori già superino quelle dei guidatori medi essendo attestati sui tre decimi di secondo o meno contro l’intero secondo di un guidatore in carne ed ossa.

Nel campo prova di Madras vicino alla fabbrica locale in Oregon la tecnologia è stata collaudata a fondo e adesso, dopo aver ricevuto dalla motorizzazione dello stato che s’affaccia sul Pacifico i necessari permessi, un paio di Freightliner Cascadia la testano su strade aperte al pubblico. I test di platooning in America dovrebbero ampliarsi anche allo stato del Nevada.

Il numero uno americano del settore mezzi commerciali Daimler Roger Nielsen, ha commentato: “Questa tecnologia non va intesa per sostituire gli autisti, intende aiutare gli autisti. Quando il mondo sarà pronto per il platooning, DTNA avrà pronta una soluzione collaudata. Attualmente nettiamo in strada i Freightliners in platooning quotidianamente. Ho guidato di persona uno dei nostri camion in modalità connessa. Ed è stata una esperienza che mi ha colpito”.

Come si vede non si può dire che in Daimler sembrino voler prendere l’argomento dell’automazione nella logistica commerciale di punta. Ma il tema dell’autonomia dei sistemi e del suo impatto a 360° sta diventando sempre più incandescente, che Daimler lo voglia o no, perché assume connotati politici.

Mentre gli investimenti nel settore crescono a dismisura, l’attuale amministrazione alla Casa Bianca ha deciso di sposare quasi in toto lo sforzo delle case auto, perfino molto più di quanto l’abbia già agevolata la precedente, notoriamente molto amichevole con la Silicon Valley.

Da poco il segretario ai Trasporti signora Chao ha dato carta bianca ai gruppi auto per sviluppare le loro tecnologie senza doverne più garantire a priori la sicurezza o efficienza ad alcuna agenzia federale. Malgrado questa apertura alle esigenze dell’auto a guida autonoma, Washington non ha scelto il laissez faire anche per il settore dei mezzi commerciali.

Per capire il motivo aiuta rileggere la frase iniziale di Roger Nielsen: si cerca di rinviare la resa dei conti con la categoria degli autisti di camion e dei mezzi pubblici. Una professione che sarebbe seriamente a rischio con la nuova generazione di logistica basata sui mezzi a guida autonoma. E una professione i cui membri in molti casi pare abbiano votato per il presidente in carica…

Molti commentatori, anche conservatori, come questo editoriale dell’agenzia Bloomberg (il proprietario Michael è stato sindaco repubblicano di New York, ricorderete) ora paiono temere di fronte agli autisti dei mezzi pesanti sarà l’innovazione ad essere sacrificata. Di fatto azzoppando le possibilità di aumento della produttività che il dispiegamento delle nuove tecnologie comporterebbero e quindi la ricaduta sulla crescita nel suo complesso.

Il rischio esiste e Daimler, a pochi giorni dall’annuncio di un investimento da $1 miliardo che servirà a far partire la produzione di auto elettriche in Alabama, sembra voler subito sottolineare che gli investimenti oggi diventano realtà solo quando e dove si spende per innovare. Se a Washington il messaggio possa arrivare oppure cadere nel vuoto è tutta un’altra questione.


Credito foto di apertura: ufficio stampa internazionale Daimler