OPINIONI

L’Aston Martin batterà in velocità anche i gattopardi

Con autonomia ed elettrificazione niente resterà come prima, sono destinate a cambiare anche le supercar di 007

Addio, gattopardo. Le onde sismiche dell’auto del futuro finiranno per scuotere ed incrinare anche il granitico aforisma del principe di Salina: “tutto deve cambiare, perché tutto resti come prima“. Leggete la nota ufficiale diffusa questa settimana dall’Aston Martin sulla nuova AM-RB 001. È più di una supercar, a cominciare dal prezzo (£2 milioni). Su Autocar, Matt Prior ha scritto che è in pratica un’auto da corsa vestita di un abito stradale.

E allora dove sta la novità, vi chiederete: che auto progettate dallo stesso marchio appartenuto a David Brown abbiano una impronta corsaiola non è minimamente sorprende. Anzi, sembra tutto nella norma. E invece tutto sembra sì restare come prima, ma sotto sotto sta cambiando, perfino per la marca che sul suo muretto box a Le Mans aveva il leggendario John Wyer.

Beninteso, non stiamo negando che ci sia molto di racing nella  AM-RB 001: con nomi come quelli di Adrian Newey e David King coinvolti nel progetto non potrebbe essere diversamente. E Autocar ha pienamente ragione nel sottolineare la presenza di Cosworth, Ricardo e Multimatic per evidenziarne le radici nelle competizioni. Più che radici sono attestati di merito tecnico-sportivi.

Un V12 di 6,5 litri che sfiorerà i 1.000 cavalli in cui ha messo le mani la Cosworth, una trasmissione con le stimmate della Ricardo (che di recente ha lavorato sulle Bugatti, McLaren ed Audi di Le Mans), ed una telaistica basata su un cocktail di compositi della Multimatic che, dopo aver messo in campo lo scheletro delle Aston Martin Vulcan e One-77 si è dedicata anche alle nuove Ford GT. Cosa si può volere di più?

Ma evidentemente non basta più: per chi avesse la memoria corta, Aston Martin nel 2018, presenterà una nuovissima RapidE tutta elettrica, con batterie sviluppate dalla Williams e connettività della cinese LeEco. E quindi non c’è da meravigliarsi se anche all’ambiziosissimo dodici cilindri, lo schema motoristico che è stato l’icona dei motori endotermici per un secolo, sulla AM-RB 001 si affianca come nelle attuali monoposto di Formula 1 un sistema ibrido, con un pacco batterie realizzato dalla croata Rimac.

Si tratta, per chi ha poca dimestichezza col settore delle elettriche, di quella azienda che ha realizzato e dal 2013 produce su richiesta una supercar a batteria: la Concept One che la società creata da Mate Rimac vende a circa $1 milione al pezzo. Non sono stati svelati i particolari della batteria della nuova Aston, ma è pensabile che, come sulla Concept One, si possa trattare di una batteria agli ioni di litio la cui chimica prevede ferro al posto del cobalto.

Se ci si riflette un attimo, quello sulle caratteristiche chimiche della batteria è già un tipo di dettaglio che lascia capire che siamo ormai entrati in un mondo diverso da quello convenzionale. Ma che l’anticonvenzionale stia prendendo piede, che tutto stia cambiando anche se dove ci aspetteremmo che sia rimasto uguale, lo conferma soprattutto quello che ha dichiarato l’amministratore delegato Andy Palmer presentando la AMB-RB 001 al salone di Toronto.

L’auto a guida autonoma, ha detto, “non è più una questione di se, ma una questione di quando”. Come ha scritto con un meravigliato post il sito Techcrunch.com, è una frase che è dirompente, quando a pronunciarla è l’a.d. di una società che produce auto adorate da un tipo di (ricco e fortunato) pubblico che generalmente disapprova l’idea che gli si tolga il controllo su un costosissimo pezzo d’ingegneria.

E allora addio, gattopardo. Ma non subito. Se tutto cambierà davvero, stavolta, non vuol dire che Aston Martin pensi alla fine del mercato delle auto sportive di lusso. Da un lato perché mettere insieme batterie e auto-icona non è una contraddizione, come ha dimostrato Elon Musk. E dall’altro perché, e qui Palmer sembra fare eco al Dr. Gill Pratt del Toyota Research Institute (sentito al CES di Las Vegas in gennaio): “è improbabile che la completa autonomia sia un traguardo a breve termine per un costruttore di auto sportive di lusso“.

Così, mentre in alcune fasce del mercato si pensa a dare impulso ai robo-taxi, quanto di più semplice e triviale ci possa essere per la mobilità, l’autonomia sembra dare impulso ad un percorso totalmente divergente per i costruttori di auto di lusso e sportive. Quando si è trattato di ipotizzare un’auto autonoma Palmer ha suggerito per la sua azienda una futura, ma non dietro l’angolo, Lagonda, come dire l’icona di lusso di una marca del lusso.

Ma c’è ancora del tempo per arrivare là: anzitutto mettendo alle spalle ogni problematica sulla cyber-sicurezza, che per un produttore di auto miliardarie diventa ancora più essenziale che per un normale costruttore. Aston Martin, ma probabilmente anche altre rivali della stessa fascia, paiono volerci mettere i piedi senza far fare da cavia a clienti troppo preziosi per perderli o inimicarseli.


Credito foto di apertura: Aston Martin international media website